giovedì 6 gennaio 2011

Mangiare costerà di più. L’indice Fao dei prezzi alimentari raggiunge il massimo storico


Ulteriore rapido rincaro planetario del cibo. In dicembre l’indice Fao dei prezzi alimentari ha raggiungo il massimo storico. Battuto anche il record del 2008, l’anno in cui pentole e pance vuote avevano causato tumulti in Paesi poveri, e non solo in quelli.
L’indice Fao tiene conto di prodotti come cereali, carne, latticini, oli vegetali. In parole povere, tutti coloro che non riescono a produrre da sè il proprio cibo (cioè la grande maggioranza degli esseri umani) dovranno pagarlo di più. O tirare la cinghia nel caso che non possano spendere denaro.
Per vedere il bicchiere mezzo pieno, si possono trarre motivi di speranza da alcune differenze non poi così marginali fra la situazione attuale e quella del 2008. Ma c’è anche il bicchiere mezzo vuoto.
Il lato più buio della situazione sta nel fatto che i raccolti 2010 di cereali (ancora non completati nell’emisfero australe) secondo la stima Fao di dicembre saranno inferiori dell’1,4% rispetto all’anno scorso, per la flessione della produzione nei maggiori Paesi esportatori come la Russia.

La stima Fao , inoltre, non tiene ancora conto del fatto che ora è sott’acqua una superficie dell’Australia – altro grande esportatore di cereali – grande come la Germania e la Francia messe insieme.
Un’inondazione di proporzioni bibliche. All’inizio di dicembre (mancano dati più recenti) nelle aree colpite dal disastro erano ancora da mietere 8-10 milioni di tonnellate di grano e di orzo. Secondo le prime stime, la coltivazione dei cereali ha subito danni pari a uno-due miliardi di dollari Usa. Nel qual caso facilmente i prezzi dei cereali saliranno ancora.
I motivi di speranza invece stanno nel fatto che ora il prezzo del petrolio è ben più basso dei 140 dollari raggiunti nell’estate 2008 in concomitanza con la crisi alimentare.
Significa che ora i contadini hanno meno difficoltà ad acquistare i concimi e il carburante per le macchine agricole. Significa anche che costa meno l’energia necessaria per trattare, conservare e trasportare il cibo. Speriamo che se ne siano accorti anche al supermercato.


Raccolti e situazione alimentare, il documento Fao di dicembre



Foto Flickr

4 commenti:

  1. Mi sa che dovrò piantare verdura nelle aiuole in giardino al posto dei fiori!

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  2. Eggià Sara...io opterei per l'orto sinergico con tanti fiori tra le verdure, così per non farsi mancare niente... però mi raccomando Sara, tanti, tantissimi broccoli!!! ;-)))

    Ti abbraccio
    Namastè

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  3. Si faceva in tempo di guerra, raccontato dai miei genitori non sono così vecchio, se ci provi ora ti becchi come minimo una denuncia, ci sono girdini dove è proibito calpestarli e allo a cosa servono, nel mio condominio ci sono dei grandi giardini privati, basterebbe coltivarli e il condominio avrebbe da mangiare gratis e avanzerebbe pure, l'ho proposto ma l'amministratore ha detto no non ci guadagnerebbe nulla se non patate e broccoli
    ciao

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  4. Sai Zak, io credo che noi si debba scappare tutti dalle città...dove, come tu giustamente fai notare, il verde, i giardini sono destinati solo all'estetica urbanistica ed intoccabili.

    La realtà è che in futuro chi non potrà autoprodurre dovrà sborsare più quattrini...ed io temo che anche i quattrini scarseggeranno...anzi è già così, mi sembra...

    Un abbraccione
    Namastè

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