venerdì 14 gennaio 2011

Punta Arenas: sciopero contro l'aumento del gas

 
Il racconto di una protesta massiccia e pacifica che blocca in parte anche lo stretto di Magellano.
 
Da Punta Arenas
Stanislao Cuzzocrea

Piove a Punta Arenas, Cile. Alle 22:30, dopo un giorno di viaggio, l'autista del bus che ci porta da Ushuaia alla città cilena entra dalla porta della cabina riservata al conducente e ci dice che più di così non si può, "non è possibile andare avanti". La strada che porta al centro è bloccata da camion parcheggiati di traverso.
Da quattro giorni la regione di Magallanes è bloccata da uno sciopero generale per l'aumento del gas e del combustibile:  a protestare sono camionisti, pescatori, operai, da quattro giorni per strada a bloccare ogni accesso alle città di Punta Arenas, Puerto Natales oltre che l'aeroporto. Incuranti dell'acqua, del freddo e della fame non hanno intenzione di muoversi e non lasciano passare né turisti né locali. Piccoli fuochi accesi per strada riscaldano gli scioperanti e illuminano i picchetti. Decine di turisti e abitanti del posto camminano per chilometri dal blocco stradale verso il centro, a piedi, sotto la pioggia.

Sulla strada che dalla Isla grande della Terra del fuoco conduce sul continente, incontriamo difficoltà alla dogana e il primo blocco stradale a Bahia azul, punto di attracco dei ferry che collegano la isola attraverso lo stretto di Magellano.
Il blocco è imponente. Cinque, sei chilometri di camion e auto disposti su tre file aspettano da ore la riapertura del traffico navale. Un picchetto occupa la strada nel punto di attracco delle imbarcazioni. Quando concedono 30 minuti di traffico navale, si dispongono a lato della strada e contano uno ad uno i mezzi prima bloccati che ora vanno a imbarcarsi: "Uno, suerte", "due, buon viaggio", "tre, suerte", "68, questo è un buon numero amico!" e via così. gli automibilisti rispondono suonando il clacson come segno di approvazione. alcuni turisti camminano infastiditi per il tempo perso.
Il tema del gas è molto importante nella regione. L'aumento imposto dal governo è del 16,8 per cento a partire dal primo di febbraio. Qui il costo della vita è più caro perchè i rifornimenti arrivano con maggiore difficoltà e il freddo del sud, nella regione cilena più vicina all'antartica, obbliga ad un consumo elevato di gas per il riscaldamento, oltre il quotidiano consumo per cucinare e per rifornire le auto. Per le strade della città, sfrecciano auto sventolando una badiera nera, simbolo della protesta, un segno di lutto per il duro colpo che il governo sta imponendo alla popolazione con questi aumenti. Lo stesso governo non si aspettava una risposta così imponente, e alle tre del pomeriggio, è iniziato il tavolo di trattativa. Per strada la gente assicura che non si muoverà da qui finchè non otterrà un prezzo ragionevole per il gas. Nonostante tutto, la gente è molto tranquilla, non ci sono conflitti con le forze di polizia, ma martedi, a mezzanotte nel pieno della protesta quando circa 40 picchetti bloccavano la città, l'esasperazione della situazione ha portato a due morti, due ragazze di 19 e 23 anni sono state travolte nel quartiere Prat da un giovane di 26 anni che ha cercato di forzare un blocco stardale con la sua auto travolgendo sei persone. Fra le altre quattro c'era una bambina di 3 anni, ora ricoverata in ospedale.
Alla protesta partecipa tutta la città, ogni categoria sociale. La gente invoca Allende e canta "el pueblo unido jamas sarà vencido". Ieri nello stretto di Magellano sono rimasti bloccati più di 2000 argentini e questo ha provocato proteste.

http://it.peacereporter.net/articolo/26311/Cile%2C+sciopero+contro+l%27aumento+del+gas

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