mercoledì 5 gennaio 2011

La guerra dei droni (5)

 
Nel 2010 Obama ha autorizzato oltre 120 raid aerei sulle Aree Tribali pachistane: i morti sono stati almeno mille, tra cui centinaia di civili.

Centoventi bombardamenti aerei in un anno - una media di dieci al mese - costati mille-milleduecento morti: ufficialmente tutti talebani e terroristi, in realtà civili per buona parte.
E' il pesantissimo bilancio 2010 della 'guerra dei droni' che il Nobel per la pace Barack Obama conduce in Pakistan con sempre maggiore intensità: nel 2009 i raid erano stati meno della metà - nel 2008, con Bush ancora al potere, furono una trentina.
Una guerra che ufficialmente non esiste, in quanto operazione segreta Cia e del Comando operazioni speciali del Pentagono, e di cui perciò i mass media occidentali, ligi alle direttive di Washington, non parlano quasi mai.
Ora però, con l'intensificarsi dei raid e il crescente numero di vittime, la campagna aerea condotta con i velivoli senza pilota 'Predator' e 'Reaper' ha assunto dimensioni non più ignorabili. Non tanto per il governo di Islamabad - profumatamente pagato da Washington per tollerare questa violazione della propria sovranità territoriale - quanto per la stampa e l'opinione pubblica locali.

Nell'ultimo anno, secondo fonti giornalistiche pachistane, l'incessante pioggia di missili americani 'Hellfire' (fuoco dell'inferno) ha carbonizzato oltre settecento pachistani innocenti: anziani, donne, bambini, semplici pastori e contadini che hanno la sfortuna di vivere nei villaggi in cui si nascondono e si riuniscono i militanti talebani.
Questa percentuale di vittime civili, pari a circa il 60 per cento del totale, è inferiore ad alcune stime 'made in Usa' - per la Brookings Institution, che sostiene i bombardamenti Cia, essa è addirittura pari al 90 per cento - e superiore ad altre - secondo la New America Foundation, che ha mappato tutti i raid (vedi mappa interattiva), gli anni passati le vittime civili erano il 25-30 per cento, ma nel 2010 si sono notevolmente ridotte.
Su una cosa, però, sono tutti d'accordo: la 'guerra dei droni' di Obama in Pakistan non è affatto 'chirurgica' come l'amministrazione Usa vuol far credere, né strategicamente efficace come propagandato dalla stessa Cia, visto che nel 2010 gli obiettivi dei raid - gli 'high value target' - effettivamente colpiti ed eliminati sono stati solo diciotto: un po' pochi per giustificare oltre mille morti.

http://it.peacereporter.net/articolo/26154/La+guerra+dei+droni+%285%29

5 commenti:

  1. vado a fare un link a questo post, certo potevano aspettare un po' prima di assegnare così velocemente il nobel programmatico
    Namastè

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  2. Già Francesco, potevano aspettare.
    Un bilancio davvero troppo pesante per "una guerra che non esiste"!

    Abbraccio
    Namastè

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  3. Il nobel a Obama, me l'ero quasi dimenticato. Chi si era illuso che questo fosse un presidente diverso aveva sbagliato. C'è un'antica regola del giornalismo inglese che dice: per scoprire la verità "follow the money. Bastava guardare insomma chi ne ha finanziato la campagna elettorale.

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  4. @ Davide:
    Certo,anche se lo stile anglosassone non è esattamente un punto di riferimento per me, infatti è il solco della medesima ipocrisia che produce Obama. Il problema è molto ampio e proprio con Obama si capisce come non serva sostituire un simbolo politico, un marchietto, per modificare la sostanza. Quello che è certo è che la querra continua sempre più sanguinosa e che , probabilmente, terribilmente non è che l'inizio...ahinoi...

    Ti abbraccio
    Namastè

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  5. Ah la guerra non finirà mai Rosa, ci sarà sempre...il giorno che finirà...non ci sarà più nessuno da sterminare...e non ci sarà nessuno che ci farà quattrini.

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